Faccio parte del nostro Circolo da diversi anni e credo di averne viste di tutti i colori ... terza puntata ...

M come matto!

alfabeto mE ci va il punto esclamativo!

E' la parola più soddisfacente da pronunciare al Circolo e la più fastidiosa (eufemismo) da sentirsi dire.

Normalmente è accompagnata dallo sbattere di un pezzo sulla scacchiera.

Rarissima nelle partite lunghe o semi lampo, è più frequente negli incontri a cinque minuti.

Quando ci si accorge di un prossimo, inevitabile scacco matto non sarebbe una cattiva idea abbandonare. Se non altro per impedire all'avversario (in questo caso scorretto, infido ma anche maligno) la gioia di mattare.

Naturalmente non esiste un solo 'momento giusto' per farlo. La cosa più logica sarebbe abbattere il re quando si capisce che non c'è più via di scampo, ma non è una regola universale.

Io di solito aspetto sino all'ultima mossa nella speranza (poco sportiva, lo ammetto) che il mio avversario agli aggettivi di cui sopra possa aggiungere anche 'cardiopatico' e che di conseguenza un salvifico infarto mi permetta di vincere per tempo.

Mastro Pugli tenta di sfruttare le poche mosse residue per un cambio delle Donne che gli mantenga aperta la striscia di 873 partite in cui è riuscito a scambiare le Regine.

Kostic cerca lo stallo, anche nell'eventuale analisi post partita.

N come nostalgia

alfabeto n “Nostalgia, nostalgia canaglia!”

Sono le parole di una vecchia canzone cantata da Al Bano e Romina Power quasi trent’anni fa.

Al di là del suo testo, oggettivamente non memorabile, rende bene quello che è successo e succederà a tanti appassionati.

Impari a giocare da bambino, ti diverti, inizia a studiare finché ad un certo punto l’amore svanisce, trovi altri svaghi e la scacchiera finisce in un angolo dell’armadio.

Per anni non ci pensi più…poi…all’improvviso…quando sembra ormai impossibile…il ritorno.

Può essere un collega che è iscritto ad un Circolo e scopre il tuo passato di giocatore. Oppure una scena di un film (quasi sempre con la scacchiera messa male), o una coppia di ragazzini che si sfida al mare sotto un ombrellone, mille cose.

In quel momento tutto si rimette in moto.

Di solito inizi comperando una scacchiera elettronica, poi vai su Internet e alla fine trovi un Circolo vicino a casa.

Annunci alla famiglia che andrai a dare un’occhiata ma solo così, per passare una serata diversa. Una volta e basta.

Arrivi un po’ intimidito e dici a te stesso che giocherai una partita e stop. Ne giochi tre.

Ritorni la sera dopo. E quella dopo ancora.

"Posso smettere quando voglio”, ti dici davanti allo specchio ma sai benissimo che è una bugia.

Da Feltrinelli cerchi lo scaffale con i libri di scacchi. Ne compri uno.

Torni a casa e quella sera stessa decidi che in tv non c’è niente che valga la pena di guardare. Ti siedi in cucina da solo e cominci a riprodurre la prima partita tra Fischer e Spassky nel 1972.

Moglie e figlie ti guardano con perplessità.

Da lì in poi sarà un crescendo rossiniano finché un giorno, alla richiesta di una di loro (“Papà, mi passi il sale?”) tu rifletterai un paio di minuti, afferrerai la saliera e la poserai due caselle avanti sulla tovaglia a scacchi dando una sonora manata sopra l’oliera alla tua sinistra.

Il giocatore sarà ufficialmente tornato.

O come orologi

alfabeto oNel nostro Circolo (ma non credo solamente nel nostro) esiste l'assurda convinzione che la mossa appena giocata sia migliore se seguita da un colpo poderoso con cui far partire il tempo dell'avversario.

Ad evitare che, prima o poi, qualcuno annunci uno scacco e subito dopo salti a piedi pari sull'orologio, voglio ufficialmente smentire questa diceria priva di qualsivoglia fondamento scientifico.

La precisazione deve intendersi anche a nome del Tesoriere (cfr. infra) che tra i tanti compiti ha anche quello di orologiaio.

P come penultimo

alfabeto p"A scacchi vince chi fa il penultimo errore."

La frase di Tartakower pur essendo tra le più famose nel gioco degli scacchi, necessita di una doverosa precisazione.

Se stiamo parlando di un incontro tra Grandi Maestri o comunque giocatori di alto livello, il detto ha un suo valore quasi assoluto.

Diversa è la situazione se siamo di fronte ad un torneo sociale di circolo. In questo caso il penultimo errore perde buona parte della sua importanza in quanto solitamente è stato preceduto (secondo le infallibili, precisissime e - perché no? - anche un po' irritanti analisi di Fritz) da non meno di una dozzina di imprecisioni, errorucci, 'cappelle' e disastri da parte di entrambi i contendenti.

Durante lo scorso sociale d'autunno ho sottoposto una mia partita al famoso programma.

Dopo una ventina di mosse ed un congruo numero di inesattezze equamente suddivise tra me ed il mio avversario, sul computer è apparsa la scritta "Avvicinate le mani alla webcam per controllo della presenza di pollici opponibili."

Da allora non ho più richiesto la collaborazione del computer.

Q come quelli che …

alfabeto qQuelli che… "Ciochiamo? Ora ti mancio la recina."Quelli che "Ci sei o non ci sei?".

Quelli che "Chi fa una quadriglia?"

Quelli che "Haicapitocosaticombinastoragazzo?"

Quelli che "C'è tanta carne al fuoco.”

Quelli che "Mi spiace ma venerdì ho una cena.”

Quelli che…eccetera, eccetera.

Praticamente ogni socio ha una frase che – nel bene o nel male – finisce per identificarlo. L’elenco non è ovviamente esaustivo.

Va da sé inoltre che l'età media avanzata dei frequentatori (si parla tanto di Fritz ma il tedesco maggiormente presente al Circolo è senza dubbio Alzheimer) agevola il nascere di nuovi tormentoni ed il mantenersi di quelli già esistenti.

Per completezza, ritengo doverosa una menzione speciale  per la meravigliosa "Negli altri Circoli hanno maggiore rispetto per l'arbitro!", capolavoro difficilmente destinato a ripetersi ma di valore assoluto.

 

.... continua alla prossima puntata